Data: 19.06.2013

Autore: Ermanna Bellandi

Oggetto: Alcune impressioni

Innanzitutto devo dire che ne sono rimasta molto contenta.
Era la prima volta che partecipavo e mi sono trovata bene dentro quel bozzetto di società, che riunita anche in un ambiente che raccoglie, era tesa e interessata a scoprire maggiormente la grande figura del Cardinal Martini.
Il mio plauso personale quindi a tutte quelle persone che con professionalità hanno saputo realizzare l’evento di ieri sera.
Dicevo quindi, persone riunite per riscoprire maggiormente la figura del Cardinal Martini che sappiamo essere stato anche incompreso, a tanti livelli, nel suo modo di agire.
Quello che io ho compreso del Cardinal Martini e che mi è stato confermato anche ieri sera, è che innanzitutto Martini è stato un uomo di Dio. Un cardinale che ha posposto il suo essere, sacerdote, vescovo e cardinale per avere sempre e solo Dio al primo posto.
Esprimendomi quindi sulla figura del cardinale, non lo chiamerò né sacerdote, né vescovo né cardinale, lo chiamerò semplicemente Martini, uomo di Dio. Perché come uomo di Dio ha vissuto, testimoniandone l’Amore.
Guardando Martini si comprende che la vocazione sacerdotale in questi tempi è ancora di attualità e che questa donazione non ha certo subito l’usura del tempo.
Martini ha testimoniato con la vita la grande domanda che oggi la chiesa, attraverso il Concilio, domanda: una visione universale delle cose.
Martini, secondo me, seguendo l’azione dello Spirito Santo si è caratterizzato in una grande apertura su tutte le realtà dell’umanità. Il dialogo è stato la sua forza. Questo benedetto dialogo di cui tutti oggi parlano ma che, secondo me, ancora non capendone la portata. Guardando Martini però capiamo. Il suo dialogo è stato mettersi sempre per ultimo per far emergere il pensiero dell’altro quasi a penetrargli nella pelle. Si è fatto così vicino all’altro quasi a diventare lui stesso l’altro, per capire le sue emozioni, i suoi pensieri, le sue problematiche e perché no, riuscire a capire parte della Verità nell’altro, perché la Verità è disseminata in tutti. Troppo interessante, avvincente. Martini si è fatto “nulla” perdendo, mi sembra, quasi il suo sapere per capire maggiormente il pensiero dell’altro. Stupendo questo modo di agire. E’ l’agire di Dio, di Gesù che si è lasciato spogliare di tutto affinchè noi avessimo tutto.
Questa forma di dialogo, non facile perché richiede la morte del proprio io, è ardua ma non impossibile da realizzare a tutti i livelli, da credenti e non credenti, da tutti. Basta capirne la portata! Si potrebbe scatenare una positiva rivoluzione sociale, una rivoluzione, per me, evangelica.

Un altro momento interessante sono state le domande rivolte a don Franco, fortunatamente presente come sacerdote e quindi rappresentante della chiesa.
Mi è sembrato di cogliere dai partecipanti una ricerca, una richiesta a una chiesa più aperta, più dialogante, permettetemi, più testimone. Certo è che se il sacerdote annuncia l’Amore di Dio spera anche di trovare i cuori delle persone predisposti ad accoglierne il messaggio. Il popolo di Dio non sono solo i sacerdoti, vescovi o cardinali, ma lo siamo tutti insieme, ognuno dentro la propria vocazione. Insomma ho colto l’esigenza, tra molti, di incontrare la fede, la testimonianza.
Ed è questa, mi pare, la nuova evangelizzazione che Dio vuole soprattutto oggi, un tempo in cui il mondo – per citare – Paolo VI – non ha bisogno tanto di maestri quanto di testimoni; chi più testimonia, insomma, che il Suo Regno è già in mezzo a noi grazie all’amore scambievole che, dono dello Spirito Santo, ci permette di rendere presenti fra gli uomini la vita stessa della Trinità.
Per ritornare a Martini io penso lui sia stato il sacerdote come Gesù l’ha pensato e come la chiesa, guidata dallo Spirito Santo lungo due millenni, l’ha sempre pensato. Martini è stato un cambiamento epocale di mentalità e di aspirazioni.
Io credo che non solo i sacerdoti debbano guardare a Martini come esempio da imitare, ma anche noi laici.
E’ ovvio comunque che il dialogo fondamentale al quale è chiamato il sacerdote non può non essere quello con il sacerdote per eccellenza, che compì la sua suprema offerta sul legno della croce, nell’abbandono.
La Pastores dabo vobis (n. 30) va ancora oltre ed afferma: "Il sacerdote deve avere gli "stessi sentimenti" di Gesù, spogliandosi del proprio "io", per trovare... la via maestra dell’unione con Dio e dell’unità con i fratelli. Per lasciare che Cristo viva pienamente in loro i sacerdoti sono chiamati dunque a conformarsi attimo per attimo a Gesù crocifisso, nel totale annientamento di loro stessi per amore degli altri.
Martini ha vissuto tutto questo.
Cosa mi porto via dall’incontro di ieri sera? Guardando a Martini direi, un esempio da imitare soprattutto in quel suo essere ascolto, che non è da confondersi con il sentimentalismo, ma come Amore concreto verso ogni prossimo.

Validissimi sono questi incontri che lasciano un “qualcosa nel cuore” un “qualcosa per cui spendersi”, come quello di ieri sera!
Uscendo dal Gallery mi sentivo felice e ringraziavo Dio per la testimonianza del Cardinal Martini.

Un sincero grazie a tutti.

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