Data: 19.06.2013

Autore: Carlo Solzi

Oggetto: Cui prodest?

Brava la professoressa Gaia De Vecchi quando ci ha introdotto al tema della serata “Non dire falsa testimonianza”. Con grande sapere e confidenza con la materia ci ha chiarito il significato di quella “parola”, o di quell’ “ordine” attraverso una corretta lettura dei sacri testi. Ancor più brava quando nella seconda parte del suo intervento ha ampliato il discorso, nonostante le difficoltà, facendoci conoscere quanto “dottori della Chiesa, filosofi e teologi vari” nei secoli a venire hanno prodotto come interpretazione di questo “comandamento” non solo sotto l’aspetto morale, ma anche giuridico.

Così mi sono ricordato quando nei primi anni sessanta mi sono trovato a frequentare la scuola media salesiana a Milano. In quel tempo ……come si dice, era obbligatorio frequentare una settimana di esercizi spirituali in montagna, a Macugnaga (alternati a scatenate partite di pallone come la regola di Don Bosco prevedeva), nei quali, padri salesiani, domenicani e gesuiti si alternavano proponendoci meditazioni e riflessioni più grandi della nostra età.

Non nascondo di averle in parte subite, ma erano comunque affascinanti sia per i contenuti, sia per lo splendido argomentare dei relatori, sia per la modalità investigativa minuziosa con la quale spaccavano l’argomento in mille ……tessere di un puzzle, affinché nulla venisse lasciato al caso, all’interpretazione del singolo, soprattutto se non addetto ai lavori.

Così la relatrice, ripercorrendo quelle antiche strade, ha ricordato, ad esempio, con quanta pazienza e perseveranza questi studiosi abbiano individuato e chiarito le differenze fra vari termini come falsa testimonianza, bugia, spergiuro, giudizio temerario, maldicenza, calunnia, menzogna ecc oppure le differenze tra veridicità, verità e veracità. Peccato che nessuno di loro abbia pensato di inserire due parole anche sulla vongola “verace”.

Davvero meraviglioso e dotto questo declinare di definizioni e di distinguo che si protrae senza fine nel corso dei secoli……….ma che significato ha tutto questo?

Non me ne voglia la relatrice che, ripeto, ha svolto il suo compito in maniera egregia ed esaustiva; la mia perplessità è rivolta a coloro i quali, nonostante siano passati più 20 secoli, continuano a produrre soddisfatti i loro beati cavilli (e purtroppo, non solo in teologia).

Questa dotta ricerca assoluta di complessità a tutti i costi, di precisazioni, a mio avviso ovviamente, porta solo a perdere di vista il cammino principale, la sostanza delle cose. In un mondo come quello di oggi, nel quale vengono sempre meno i valori fondamentali (cristiani e non) ha ancora un senso tutto questo? Qualcuno vuole aiutarmi a capire?

Spero che i relatori alle prese con questo comandamento nella prossima Crema del Pensiero ci aiutino, proponendoci qualche modalità di lettura più pratica e concreta. A presto!

Carlo Solzi
(un” prossimo” alle prese con il quotidiano) - 12 maggio 2009

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