Il prof. Trogu nella sua bella lezione magistrale al Caffè Filosofico di lunedì 8 gennaio 2007 (ancora grazie), ha molto opportunamente insistito sul fatto che la nostra conoscenza non è determinata solo dalla ragione, ma vi intervengono altre facoltà di natura psicologica, emotiva, creativa ecc. Ha però anche ripetutamente affermato – a fronte di qualche intervento che intendeva riproporre l’importanza comunque della ragione –che la ragione è in ogni caso la pre-condizione per ogni forma di conoscenza. Molto bene. Anche qui però occorre intendersi preliminarmente sul significato delle parole. Per “ragione” si intende solitamente l’azione della nostra mente in termini di operazioni mentali di carattere sillogistico, o di collegamento fra elementi diversi di natura empirica, attraverso meccanismi mentali specifici come il rapporto causa-effetto, alcune forme di analogia, ecc.
C’è però un modo ulteriore di intendere la ragione, secondo la sintesi pensiero-essere dell’idealismo, per cui la ragione così intesa è la necessaria manifestazione del pensiero originario, apertura alla realtà e in questo modo immediata applicazione ineludibile del principio di identità (o di non contraddizione). In questo senso l’idealismo dice che l’essere è lo stesso che pensare dal momento che il pensiero è il modo e “la legge” secondo cui necessariamente si manifesta l’essere. Così va intesa, credo, l’espressione pre-condizione riferita alla ragione. Tutte le altre forme di conoscenza a qualsiasi soggetto si riferiscano (fosse anche Dio) non possono prescindere dall’apertura all’essere in cui consiste il pensiero. Il pensiero-ragione è la condizione necessaria e sufficiente perché l’essere sia: mancando questa c’è il nulla, non c’è nulla. Ecco perché, allora, la crisi determinata dalla civiltà tecnologica non si può pensare di superarla attraverso gli strumenti della stessa tecnologia, tipo: “la tecnologia inquina, la tecnologia disinquinerà” (né tanto meno è possibile immaginare un impossibile ritorno alle età pre-tecnologiche). Solo quando la civiltà della tecnica, spingendo e realizzando fino in fondo le sue stesse potenzialità, mostrerà la propria autocontraddittorietà, solo allora avvertiremo il bisogno di una reale e più avanzata alternativa.
Data: 22.06.2013