Data: 22.06.2013

Autore: Tiziano Guerini

Oggetto: AGLI AMICI DEL CAFFE’ FILOSOFICO

Dopo aver ringraziato la prof. Paola Cantù per la stimolante e chiara relazione, sento anche il bisogno di rilanciare con provocazione il dibattito, augurandomi ulteriori prese di posizione che amplino e definiscano il nostro argomentare anche oltre il confronto diretto.


Argomentare: fra logica formale e dialettica, cioè fra proposizioni analitiche a priori, come dice Kant, e discussione finalizzata ad ottenere il consenso, con tutti i mezzi, leciti e anche illeciti, sempre che si abbia l’accortezza, o la furbizia, di non farsi scoprire. In più intersoggettività e analisi del “contesto”, come essenziali elementi aggiuntivi. Certo argomentare è tutto questo, implica tutto questo: ma… e la verità? Una verità che sia non formale ma di vero spessore conoscitivo: l’argomentare veritativo e non solo persuasivo ( se n’è accennato in relazione). Cos’è la verità? ce ne laviamo le mani? Fare filosofia significa non lasciare in sospeso nessun conto, anche rispetto a cose “evidenti” o a cose “accattivanti”: si parla di “divenire”, si parla di libertà, di amore … e nessuno osa più ridiscuterle, queste cose. Sono considerate scontate, ovvie, di per sé buone. Ripeto: la filosofia è il coraggio di discutere anche, e soprattutto, le cose ovvie fino alla (apparente) banalità; come anche e sopratutto le cose considerate eticamente indiscutibili. Argomentare ciò che nessuno argomenta più: questa è la filosofia. Che tutto “passi”, “trascorra”… come ci mostra l’esperienza sensibile, è proprio così ovvio? Che la libertà – presupposto di ogni argomentare – definisca i nostri comportamenti, è proprio cosa così ovvia? Che l’amore, come risultato di una volontà positiva, – verso le cose (la natura) e verso gli uomini – sia il punto d’arrivo e di soluzione di tutti i problemi, è proprio così ovvio? Che la guerra sia meglio della pace, oppure che la pace sia – nel contesto storico-culturale occidentale ( per non essere equivocato cfr. U.Galimberti, Parole nomadi, ed. Feltrinelli alla voce “guerra”) – solo un’altra forma più sottile ( e quindi più violenta) di fare la guerra, sono cose che non meritano discussione? Credo di si, e nel profondo. Occorre riconsiderare ogni presupposto, senza per questo cadere in nuovi presupposti; occorre saper ri-conoscere e ri-dire una parola definitiva e originale che non sia “umana” ma filosoficamente, e quindi laicamente, sacra e divina.

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