Data: 23.06.2013

Autore: Adriano Tango

Oggetto: IL DIALOGO CON I CATTOLICI? È IMPOSSIBILE!

Concordo con Piero Carelli sul concetto di relatività dell'etica. Ritengo pure che il “valore uomo” sia qualcosa di costruito, specie in senso etologico.

Non concordo, invece, sulla possibilità di un dialogo tra “laici” e “cattolici”, tanto più su problematiche bioetiche.

Io credente non cattolico cristiano, per qualificarmi, posso dialogare con altri variamente orientati ma non asserviti, ma con i cattolici, no: loro minacciano, interferiscono pesantemente nella libertà di pensiero altrui, forti di un vissuto infantile portato nell'inconscio. Con tutto il rispetto per i convinti "combattenti della posizione cattolica" ritengo, quindi, che le due posizioni non possano essere messe alla pari su due piatti della bilancia. Pur stimando i cattolici credenti convinti, essendo amico di tanti di loro "cervelli di primo ordine", Preti o Credenti militanti e rispettando la loro scelta (libera o un iniziazione infantile da cui non si sono mai ripresi?), non posso non vedere che questi "cervelli di primo ordine" arrestano il dialogo (anche con se stessi) entro un certo limite, come non posso non vedere la loro pesante ingerenza in etica: i loro esperti in bioetica rigirano argomenti tanto cavillosi che avrebbero fatto rabbrividire Guglielmo da Occam (quello del 300 del rasoio dell'evidenza dei fatti).

Dicevo: minacciano. Non è forse vero? Non si sono appena riuniti i loro vertici per decidere eventuali provvedimenti rivolti ai politici sostenitori di leggi inique secondo la loro morale sempre più dissonante con il sentito comune?

I cattolici hanno un limite strutturale: pongono la fede e l'etica unitamente nella categoria dei dogmi, e non si schiodano da lì. Come si può ragionare con loro?

Il vissuto di razza è la fonte stessa dei nostri comportamenti ed è prezioso, perchè anche il dinamismo evolutivo sociale deve avere un volano che lo moduli, ma la forbice dei comportamenti si sta sempre più allargando e loro tentano semplicemente di tirare il freno in nome di Dio.

Ora, la loro stessa fede in un Dio è un bene culturale relativo che è stato sottoposto ad evoluzione rintracciabile nelle fonti almeno negli ultimi seimila anni, non un assoluto. Dio, in altre parole, è una produzione terrena dell'uomo, non qualcosa di trascendente: ecco perché il dialogo non può mai decollare. Spesso mi accade di cercare un terreno comune, ma guai poi se cerco di far capire che non mi considero comunque un ateo.

Loro adesso vogliono fermare il processo cristallizzando i dogmi, cosa innaturale.

È indubbio che così soccomberanno, ma intanto hanno due responsabilità:

1 ) ci fanno perdere tempo in un'epoca che richiede risposte a problemi rapide come palle da ping pong,

2) rischiano di lasciare dopo di sé il vuoto o bislacche credenze non accreditate, mentre dovrebbero collaborare alla nascita di una fede adeguata al domani, che all'umanità farebbe comodo, pur non essendo un'esigenza primaria come dimostrato dalla perfetta salute mentale di popolazioni evolutesi senza un Dio né Cristiano né Musulmano.

Nonostante tutto, comunque, devo prendere atto che i cattolici sono gli unici a combattere costantemente in prima fila con sistematicità e se scomparissero loro, per le singole persone resterebbe un bel vuoto. Penso al terzo mondo: se si affrontasse il problema con mentalità laica, ma anche con la loro tenacia, in due generazioni si risolverebbero problemi di fame e sviluppo.

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