Data: 23.06.2013

Autore: Silvio Agosti

Oggetto: Intervento

Il dibattito che è nato attorno al relatismo starà certamente facendo la felicità di Stefano Moriggi che diceva di provare piacere nel sentire fiorire la discussione, anche con posizioni diverse dalla sua. L’ho seguito con interesse e vorrei intervenire su qualche dissonanza, qualche passaggio che non mi convince, anche di carattere non strettamente filosofico.

Forse ha ragione Luca Lunardi che senza l’11 settembre noi occidentali non ci saremmo ritrovati a discutere di relativismo culturale; però non bisogna dimenticare che con questo relativismo qualcuno aveva già dovuto farci i conti. Parlo delle popolazioni africane nel ‘400 sottomesse e schiavizzate. Poi la furia della civiltà superiore si è spostata nelle americhe e poi in oceania. Ancora nell’800 le stragi nei confronti di gente di razza differente erano considerate normali (erano martiri della libertà o no anche gli indiani di Wichita Falls?). Milioni di persone sterminate per il solo motivo di essere inferiori senza che nessuno (se non isolate minoranze) si lamentasse. E’ questo l’Occidente che si riconosce nei valori che lei elenca? Non quando questi valori riguardano gli altri. Una ripassata alla storia recente e agli archivi dei servizi segreti resi pubblici dopo il crollo del muro di Berlino (quindi una minima parte) ci ricorda come la maggior parte dei regimi, anche quelli teocratici mussulmani, sia stata appoggiata dagli stati illuminati.

Non solo colpevoli non sono stati trovati, ma sembra che non se ne vogliono trovare. Nel 1987 all’Onu venne messa in votazione una risoluzione che impegnava tutti gli stati nella lotta contro il terrorismo, tutti gli stati compresi quelli mussulmani votarono a favore, gli Stati Uniti e Israele votarono contro. Gli stessi Usa sono l’unica nazione condannata dal tribunale per i diritti dell’uomo per atti di terrorismo internazionale (la guerra in Nicaragua) che non abbiamo rispettato (annunciando ufficialmente la sua disobbedienza) la sentenza del massimo organismo internazionale.

Un esempio della pericolosa relativizzazione della morale in occidente ce la ricorda Noam Chomsky in più interventi e l’episodio appare inquietante, ci riporta all’epoca della caccia alle streghe (altro bel periodo della nostra nobile cultura). Quando a Oklaoma City venne fatto esplodere un edificio federale in poco tempo si diffuse la certezza che dovesse essere stata opera di terroristi islamici e dopo un paio d’ore erano già partite le richieste di attacchi agli stati mussulmani perché pagassero l’affronto. Solo più tardi l’attentato venne rivendicato da estremisti di destra texani. Nessuno chiese di andare a bombardare il Texas, più intelligentemente si pensò di cercare i colpevoli per assicurarli alla giustizia. Perché non si poteva fare la stessa cosa con gli estremisti mussulmani? Anche perché confondere una cultura con i suoi estremisti è un errore grave. Voglio infatti ricordare che in Europa il maggior numero di vittime da attentati terroristici sono stati causati dall’Ira, che è un gruppo a matrice cattolica. Il grave problema del terrorismo non si risolve con i dogmi su chi ha ragione.

Altra questione: non capisco il rifiuto di mettere sullo stesso piano Aristotele e Newton, entrambi autori di mirabili teorie scientifiche che attualmente si sono dimostrate inesatte alla prova dei fatti (stavolta si parla di relatività e non di relativismo) senza però sminuire il valore del pensiero dei due.

Per quanto riguarda l’intervento di Carelli vorrei solo ricordargli, come ha sottolineato Moriggi, che l’assunto dell’infallibilità del papa rende impossibile ogni relativizzazione di questa religione. Stesso discorso vorrei fare a Guerini, provi a chiederlo a Benedetto XVI “quale Dio?”. Per quanto riguarda il rispetto delle leggi vorrei ricordare che sia i laici che i credenti si sono resi protagonisti di obiezioni di coscienza riguardanti alcune leggi dello Stato quindi non li metterei su piani differenti.

A Tiziano vorrei anche ribattere che mi pare strano che un tipo come Platone che teorizzava, nella Repubblica, la comunanza di beni e donne, potesse trovarsi allineato con un attuale partito di centro. Io lo vedrei più come un nostalgico del ventennio con la sua teoria secondo cui solo i filosofi conoscono la verità e quindi possono governare. Così come Diogene che fu sostenitore di un cosmopolitismo aristocratico mi sembra parta da posizioni piuttosto lontane da quelle dei disobbedienti.

Ripeto: mi sembra. Giudizi assoluti non ne voglio dare.

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