Data: 24.06.2013

Autore: Mauro De Zan

Oggetto: Risposta

Caro Claudio, rispondo brevemente alla tua lettera. Dico subito di non poter dire dove ho letto quelle affermazioni di Cacciari sulla tolleranza, perché ricordo di averle solo ascoltate durante una sua intervista alla radio. La mia quindi non è una citazione di sue frasi scritte ma un sunto di quello che mi pareva di aver capito. Del resto mi pare che quanto tu scrivi circa il concetto di tolleranza come “benevola concessione all’Altro” non si discosti poi molto e anche Patrizia mi pare che metta in evidenza un certo fastidio che Cacciari prova nei confronti di questo concetto “impotente”. Ciò che non mi piace, Cacciari a parte, è che si faccia passare la tolleranza come se avesse qualcosa a che fare con atteggiamenti paternalistici e autoritari, da zio Tom o da zio Sam. O con un diffuso e generico “buonismo” lassista. Ma sopratutto mi dà fastidio che Cacciari e altri filosofi, che hanno una formazione estranea a quella del pensiero illuminista e liberale, non ammettano quanto dobbiamo a quella tradizione (fino a non molti anni fa essere definito “illuminista” in Italia era considerato un’ ingiuria, e per molti sotto sotto lo è ancora) e preferiscano fare lunghi giri di parole per dire quello che Stuart Mill nel Saggio sulla libertà dice in poche, belle e chiare parole: anche se le nostre idee sono (o riteniamo siano) superiori a quelle degli altri dobbiamo ascoltare le ragioni degli altri perché o possono contenere qualche verità, o possono farci vedere le cose da una prospettiva diversa a cui prima non pensavamo o infine possono rafforzare con la loro debolezza le nostre convinzioni, evitando di cadere in una fede (religiosa, politica o scientifica) troppo rilassata.

Mi piace molto il tuo finale con il rimando al dialogo di Lullo. L’immagine dei tre savi é “volteriana”, nel senso che è ripresa (più volte e con diverse “modifiche”) in suoi scritti. Essere tolleranti, scrive Voltaire, significa prima di tutto accettare la nostra finitezza, i nostri limiti, essere consapevoli che anche noi possiamo essere nell’errore, essere fallibili, così come ci sembrano esserlo i nostri avversari. E quindi perdonarci reciprocamente per le bestialità che un po’ tutti compiamo. Ma anche non rinunciare a confutare, o cercare di confutare, le idee degli altri, stimolandoli così a confutare le nostre.

Il mio intervento polemico (che si riaggancia a quello di Patrizia) ha suscitato ben due risposte opposte: la tua e quella di Luca Lunardi. Bene, questa è una bella dimostrazione dell’utilità degli interventi polemici al caffè filosofico. Circa quel che dice Lunardi sono d’accordo sulla necessità di guardare con attenzione a quanto avviene nel mondo musulmano e in particolare capire se le spinte per un “illuminismo islamico” hanno ancora qualche possibilità di concretizzarsi o se davvero la cultura islamica ha scelto la strada del suicidio culturale: sarebbe utile capire quali sono stati gli errori commessi dalla cultura islamica tali da averle fatto imboccare la strada di una involuzione che pare oggettivamente senza sbocchi.

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