Data: 28.06.2013

Autore: Tiziano Guerini

Oggetto: Scienza, tecnica e filosofia

Dal momento che il dibattito fra filosofia e scienza è destinato a svilupparsi ulteriormente, svolgo al riguardo qualche ulteriore nota rispetto a quanto già abbozzato negli interventi precedenti.

La differenza fra scienza e tecnica può essere considerata analoga a quella fra teoreticità e prassi in sede filosofica: la scienza è conoscenza pura (?), la tecnica è applicazione pratica.



Ne deriva che, utilizzando il ragionamento aristotelico, la scienza è una “virtù” di pura conoscenza e quindi senza limiti (la razionalità non deve essere mai condizionata), la tecnologia invece corrisponderebbe ad una “virtù” etica, e quindi si esprime al massimo della propria efficacia in termini di “giusto mezzo”; il che vuol dire con i condizionamenti determinati dalla prassi. Con linguaggio kantiano si tratterebbe in sostanza di capovolgere (daccapo una nuova rivoluzione copernicana!!) la definizione di “ragion pura” e di “ragion pratica” e quindi di considerare quest’ultima del tutto condizionata dalla contingenza storica, e invece la prima nella propria oggettività logica.



In altri termini: le invenzioni della tecnica devono fare i conti con le responsabilità del “bene comune” (uso apposta questa espressione in quanto si presta a discussioni infinite) e quindi con le responsabilità della politica. Saltare questo passaggio significherebbe un alibi per mancate scelte politiche di tipo sociale (debolezza della politica) oppure la deliberata volontà di instaurare una politica antidemocratica.

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