Data: 28.06.2013

Autore: Patrizia de Capua

Oggetto: A proposito di PERSONA

L’intervento di don Mauro Inzoli al “Caffè filosofico” dell’8 marzo 2004 suscita in me alcuni interrogativi, primo fra tutti questo:

Il proprium dell’esperienza religiosa, afferma il relatore, è il valore infinito della singola persona. Ma la persona è segnata dal peccato originale, inteso come pretesa di autoaffermazione e dimenticanza dell’Essere. L’inquietudine dell’io, secondo le parole di S. Agostino, trova pace solo quando riconosce Dio.

Dunque il valore infinito della persona è affermato solo a condizione che la persona stessa riconosca Dio, e quindi che riconosca di non essere nulla.

Il paradosso non si può certo sciogliere con le regole della logica. D’altra parte, benché la fede sia ragionevole, non ci si può illudere di evitare quelli che Kierkegaard definisce i rischi della fede, ivi compresi l’assurdità, lo scandalo e il paradosso.

L’argomento è comunque intrigante. Non è forse privo di significato il fatto che nel momento in cui l’Io scopre la propria identità emergendo come unità del Sé “nella molteplicità di ciò che quell’unità nega” (secondo l’espressione di Horkheimer e Adorno in Dialettica dell’illuminismo), Odisseo si dichiari Nessuno. Non si tratta soltanto dell’astuzia fondata su un bisticcio verbale, per cui “Odisseo e Udeis hanno un suono simile, e si può benissimo pensare che in uno dei dialetti in cui si tramandava la storia del ritorno ad Itaca il nome del re dell’isola suonasse in tutto come nessuno”. C’è molto di più: come già notano gli autori di “Odisseo, o mito e illuminismo”, “il soggetto-Odisseo rinnega la propria identità che ne fa un soggetto, e rimane in vita assimilandosi all’amorfo. Egli dice di chiamarsi Nessuno perché Polifemo non è un Sé… la sua affermazione di sé è… come in ogni civiltà, negazione di sé”.

Dunque, la scoperta della persona è inscindibilmente legata alla scoperta della nullità della persona stessa. La personne scopre di non essere personne: nessuno, per l’appunto.

“Il per sé si descrive ontologicamente come mancanza di essere”, dice Sartre della coscienza. L’essere della persona umana consiste nel nulla d’essere. E questa è la sua effettiva libertà? Oppure è il disvelamento della verità più inquietante: l’io non è nessuno.

Se è vero, come osservava il relatore, che l’esperienza del dolore, in quanto attacco alla propria integrità, porta alla conoscenza dell’io, allora dal dolore nasce la consapevolezza di non essere nessuno, di non essere nulla.

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