Data: 10.09.2013

Autore: Adriano Tango

Oggetto: contributo serata 9.9.13 Cabine del silenzio e rumori killer

Cabine del silenzio e rumori killer
Adriano Tango
Bello il nuovo lavoro di Marco Ermentini. Un invito alla ricerca del silenzio come rifiuto del fragoroso incedere del rinoceronte, immagine dall'autore usata, evocativa di tutti gli abusatori dei nostri delicati timpani, secondo una similitudine dell'autore stesso. Già, perché l'organo dell'udito è il senso più indifeso di cui siamo dotati: possiamo chiudere gli occhi, ma non le orecchie. Luoghi del silenzio inteso come intimità e pudore, interpretavo con consenso di Marco durante il dibattito. E ieri sera non ho aggiunto altro, nel rispetto del silenzio, scegliendo di ampliare il discorso sui tasti del mio computer, nella magica - silenziosa atmosfera che precede l'alba.
SILENZIO non è stare in silenzio, né assenza di suono. Il SILENZIO è un pieno, è stare in pieno SILENZIO e leggerne i segnali sottili. Ringrazio l'Autore di avermi ricordato il SILENZIO, e avermene evocato la nostalgia. Sì, nostalgia perché ho avuto la fortuna di trascorrere buona parte dell'infanzia nel SILENZIO, quello delle foreste secolari fra Roma e il lago di Bracciano. Magico per un bambino cui era permesso di addentrarsi nel buio del bosco da solo, sia pur a raggio limitato. Lievi segnali sonori parlavano della vita che vi scorreva. Poi… RUMORE. Uno sparo! Una morte, forse necessaria, ma un tempo anch'essa silenziosa, appena il fruscio di una freccia.
RUMORE - pericolo - morte!
Cronaca. Stazione di Capaccio, 2.9.2013. Giulio Tuminelli, 22 anni. Ascolta musica con le cuffie, troppo oltre la linea gialla di sicurezza, e il RUMORE di cui si sta facendo gli impedisce di avvertire quello altrettanto assordante del treno a alta velocità che sopraggiunge, o il RUMORE della frenata disperata del macchinista e il RUMORE della gente che urla e cerca di avvertirlo, e per finire il RUMORE esplosivo dell'onda d'aria che lo agguanta e lo trascina, scagliandolo fuori dalla sua traiettoria dopo vari metri. Una foglia secca in una tempesta di RUMORI.
Era dato per perso, ma le ultime notizie parlano di condizioni stabili, in quel silenzioso letto di rianimazione, in un tempo immobile scandito dai bip delle macchine salvavita, quasi dei cip di uccelli o squit di scoiattoli e tik di ghiande che cadono nel bosco.

SILENZIO che guarisce.

Ma non stai divagando troppo, mi direte, non vedi che hai perso di vista il libro! No, sto solo tentando un invito, e innanzitutto un'autoinvito, a andare oltre. Seguiamo la traccia sottile di Marco verso i luoghi del silenzio, scopriamone dei nostri, ma che non diventino cabine del silenzio, ma solo sue eccellenze, in un mondo che pretendiamo sia tutto più silenzioso.

Facciamo poco rumore, guardiamo male i rinoceronti metropolitani che ci offendono con il loro fracasso, evitiamo di parlarci sulla voce l'un l'altro, snobbiamo la pubblicità, che con arte sottile sale di un decibel sul volume dei programmi, usiamo le leggi già esistenti a protezione del diritto al silenzio! Avviamoci verso una nuova era tecnologica, opposta alla prima fragorosa esplosione, una gentile tecnologia del silenzio e del pudore.
E se poi ci riuscisse di avere anche meno inquinamento luminoso, la via del ritorno verso noi come Uomini sarebbe certamente più agevole.



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