Data: 17.11.2013

Autore: Adriano Tango

Oggetto: Considerazioni

11.11.2013. Una delle serate più intense del caffè filosofico di Crema. L'argomento è forse il cardine del pensiero speculativo: vita-morte-area grigia intermedia. Il Relatore lo snocciola"a piena voce", è il caso di dirlo, visto che rifiuta il mezzo tecnologico dell'amplificazione, ma ha tale condiscendenza infine da cedere alle richieste dell'uditorio, e accetta il deprecato "gelato".
Nitida l'esposizione del proprio pensiero in termini di accessibilità e risposte aderenti al senso della richiesta di chiarimento. Entrando nel merito delle idee di Giacobbi, nonostante l'empatia in generale, rilevo due tratti su cui dissento: 1 La sfiducia nella nuova generazione. Non sono in assoluto migliori, come affermato dal Maestro- tecnico musicista… mi scuso per non aver memorizzato- No, diversamente migliori, salvo quelli persi che speriamo di recuperare. Sappiamo bene che l'ottica evoluzionistica classica del caso-necessità, o genoma-eredità, è una visione superata dagli studi, che l'apprendimento generazionale si trasmette come tale, sia quello somatico che attitudinale, e questa è per la specie una risorsa nuova! Giacobbi stesso afferma che il cervello si sta modificando, provato dagli studi RMN funzionale, e come sarebbe possibile altrimenti? 2 La negazione di un futuro per l'umanità, salvo un miracolo (vi è sfuggito?). Lo studio dei sistemi a alta energia dispersiva dimostra che quando il flusso accelera nasce una scissione con la creazione di una soluzione vincente, assolutamente imprevedibile, che "liquida" la predente dinamica. Nel pessimismo generale, più che giustificato se guardiamo allo stato dei fatti con un'ottica tradizionalistica, non è quanto stiamo vivendo?
Un terzo rilievo: aleggia sempre la dicotomia laico-religiosa. Ancora? Ma il defunto Cardinal Martini e il suo interlocutore eccellente, Giulio Giorello, e così il Superman della fede attuale, Papa Francesco, non vi hanno ancora fatto capire che esiste una sola distinzione: obbedienti supini-indifferenti o uomini riflessivi? E tanti come Giacobbi, che si definiscono religioso-spiritualisti (parole sue), come il caro vecchio zio Albert (Einstein), tanto per trovare un esempio illustre nella passata generazione, non sono proprio riusciti a lasciare il proprio esempio, se non vogliamo chiamarlo credo?
Vita e morte, degrado senile, spesso casualità di una condizione subita anche nell'ora estrema della vita, sono problemi reali, ma è la cultura di quanto prima accade, nella vita attiva, nel senso delle cose che si trasmette con il latte materno (certo, anche quello in polvere) nel significato stesso delle parole vita è morte, che si ritrova nell'atto finale quanto seminato, nella coscienza della ineluttabilità dell'evento e senso dell'investimento fatto, individualmente e come cultura.

Nuovo commento