Data: 18.01.2014

Autore: Gabriele Ornaghi

Oggetto: AGOSTINO D’IPPONA, ILLUSTRI CREMASCHI E (FORSE) LUTERO

Durante l’ultima serata del Caffè Filosofico abbiamo potuto assaporare la Crema di più di 600 anni fa, riuscendo a scoprire un’altra gemma della nostra storia cremasca. La conoscenza del nostro passato è infatti essenziale se vogliamo capire il nostro presente e (forse) migliorare il nostro futuro. La lectio tenuta dal dott. Walter Venchiarutti ci ha portato a scoprire, sorprendendoci, la storia e il ruolo che ha avuto la nostra città in quel lontano periodo. Infatti in Crema trovava sede il più importante convento agostiniano (ora museo) dell’epoca e a cui facevano capo tutti i centri limitrofi. Inoltre è stato dimora di alcuni personaggi, fra i quali Gian Rocco Porzi e Agostino da Crema, che hanno influenzato (e forse cambiato) la storia d’Italia. Le figure di questi frati possono, come ha suggerito il prof. Guerini, essere una faro di luce e di speranza per questi nostri tempi bui. Tempi nei quali l’assenza di figure e punti di riferimento inducono a ritenere che forse la notte non potrà mai terminare.

La notte tuttavia non deve essere solo sinonimo di “sonno”, luogo privilegiato dei dormienti. Infatti le notti di Agostino d’Ippona (filosofo e padre della Chiesa) erano produttive come il giorno: nella notte la mente non smetteva di allenarsi ed interrogarsi come egli stesso dichiara “questa era diventata per me una consuetudine, per l’amore di trovare il vero, tanto che o nella prima parte della notte (...) o almeno nella seconda, per quasi metà notte riflettevo insonne” (Agostino, De Ordine, I,iii,6). Basta quindi leggere i Dialoghi agostiniani (in particolare Contra gli Accadici, De Ordine, Soliloquia, De Anima) per accorgersi come il padre del pensiero medievale non solo si dedicava ad un meritato riposo, ma soprattutto sfruttava il tempo della quiete notturna per interrogare se stesso, il proprio spirito, e a volte trovare motivi d’indagine: “una notte come al solito vegliavo e in silenzio riflettevo (…) quand’ecco il mormorio delle acque che scorrevano dietro i bagni colpì il mio udito e vi feci caso più attentamente del solito. (…) Inizia a domandarmi quale ne potesse essere la causa” (ibidem). L’interrogarsi notturno di Agostino investe anche i suoi studenti, dato che il brano appena citato prosegue con il dialogo fra il maestro e il suo allievo Licenzio che si era svegliato. La notte inoltre, rappresenta per il filosofo d’Ippona l’occasione perfetta per interrogare il proprio spirito, o meglio la ratio pura. Esempio perfetto è il dialogo dei Soliloquia dove Agostino si interroga sul proprio modo di procedere nella conoscenza del mondo, dell’anima e di Dio.

Possiamo dunque imparare da Agostino che anche se attorno a noi la notte sembra prevalere (e non solamente perché il sole è tramontato), con il nostro pensiero, col nostro riflettere ed analizzare, possiamo andare oltre e superare le difficoltà. Il convento agostiniano della nostra città, ha forgiato monaci sapienti che sull’interrogarsi e il tendere sempre alla perfezione del corpo e dello spirito, hanno fondato tutta la loro vita. La vita ascetica e/o claustrale non è certamente per tutti, ma tutti, ognuno secondo il proprio essere, è chiamato a rischiarare le tenebre che in questi anni hanno avvolto il nostro mondo. Figure come quelle dei nostri illustri cremaschi possono essere fonti di ispirazione, soprattutto in tempi come i nostri di crisi economica, morale e di insicurezza sociale. Le loro storie, il loro pensiero possono essere un ulteriore aiuto a uscire da tale situazione e andare verso un mondo migliore nel quale possiamo vedere finalmente l’alba di un giorno nuovo. Agostino d’Ippona non passò mai da Crema e qualche volta (forse pochissime) è presente nelle aule scolastiche, ma deve diventare un compagno di viaggio. Attraverso i suoi scritti si può comprendere molto del nostro esistere e con lui possiamo allenarci (anche prima del riposo serale per i coraggiosi) al ragionare e al pensare.

Anche l’agostiniano Martin Lutero, padre della Riforma, imparò con Agostino e sui testi del padre della Chiesa ad interrogarsi, a porre in questione il mondo che lo circondava. Non sappiamo se passò dall’importante convento agostiniano di Crema, di certo è uno dei personaggi più noti anche ai giovani d’oggi. I giovani (e io mi chiamo in causa per primo) dal teologo Lutero possono imparare il gusto della sfida nel voler cambiare le cose che non vanno. Il gusto non solo della denuncia delle iniquità della società, ma anche il coraggio di giocarsi in prima persona nel cambiare il mondo.

Lutero nel 500 ha compiuto una rivoluzione che ha cambiato per sempre il volto della cristianità, ma lo ha fatto perché aveva imparato con Agostino ad interrogarsi sul mondo e su che cos’è la verità. Da Crema partirono due agostiniani, più o meno contemporanei a Lutero, che con le loro doti aiutarono a cambiare le sorti se non dell’Italia intera, almeno della Lombardia e del Veneto. E chissà che in un futuro prossimo non partano altri due giovani cremaschi che possano aiutare a cambiare se non il volto del mondo almeno quello italiano. Ciò che non dobbiamo però mai dimenticare è che la verità ci sarà sempre, anche nel caso in cui il mondo scompaia (Agostino, Soliloquia, II,ii,2).

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