Data: 16.10.2015

Autore: Tiziano Guerini

Oggetto: Al di là del bene e del male

Molto interessante e articolata la relazione del prof. Silvano Allasia sulle nuove tecnologie e i possibili pericoli di disumanizzazione specialmente nei riferimenti all'informatica e alla medicina. Mi aspettavo, pero', dato il contesto del Caffè filosofico, qualche riferimento maggiore alla riflessione filosofica sull'argomento. In proposito la comunicazione del relatore è stata un poco sbrigativa, evidentemente per la scelta di puntare di più sul merito specifico della innovazione tecnologica. Eppure se si vuole azzardare un giudizio, o avere un punto di vista complessivo e di fondo sulla dimensione innovatrice, sperimentale, dell'azione dell'uomo sulla realta' , lo si può avere solo dalla prospettiva filosofica. In questo senso la tecnica si può definire come il progressivo trasferimento nelle mani dell'uomo di quel "divenire" di cui parlano Platone ed Aristotele ( e poi tutta la filosofia successiva) che originariamente era riservato in modo preponderante e riconosciuto, alla natura e al sacro. Infatti quando l'azione della tecnica ha incominciato la propria acellerazione se non quando il pensiero occidentale ha incominciato dapprima a guardare al mondo " tanquam deus non esset" (separazione fra fede e scienza - Galileo) e poi decisamente con la constatazione della "morte di dio" ( Leopardi, Nietzsche)? La presunzione dell'uomo di poter disporre con la propria volontà dei mutamenti, o della loro acellerazione, dei fenomeni della realtà' è oggi pressoche' totale. E inarrestabile in quanto si tratta della corretta proiezione logica del presupposto filosofico del "divenire" come oscillazione fra l'essere e il nulla. È questa una strada che fatalmente verra' percorsa fino in fondo, fino alle estreme conseguenze, per quanto alla riflessione filosofica più attuale sia chiaro l'esito futuro: la logica dell'avere cui fa esclusivo riferimento la infinita produzione di beni della tecnologia, approderà' necessariamente allo scacco "personale" di una accumulazione mai appagante e della povertà' estrema nella morte.

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