Quaderno Nº 11. "Socrate a scuola. Congedo del professore non rancoroso", di Patrizia de Capua (2012)

Quaderno Nº 11. "Socrate a scuola. Congedo del professore non rancoroso", di Patrizia de Capua (2012)

(Presentazione del Presidente Tiziano Guerini) La scuola è un mistero. Lo è sempre stata per gli studenti, per gli insegnanti, per i genitori. Come un giovane possa alla fine uscire dalla scuola sano di mente e di corpo è appunto un mistero. Le risorse dell’uomo devono essere veramente eccezionali! Insegnanti precari sotto pagati, genitori presi da mille attività per portare avanti il ménage familiare, ragazzi bombardati da informazioni caotiche, raffazzonate, spesso scorrette e quindi diseducative che li investono dai mass media più disparati. Su tutto questo una burocrazia eccessiva che è purtroppo la costante nel nostro Paese di ogni attività o servizio pubblico. “Frustrazione e sconforto”.

Come capirci qualcosa? E da che parte si potrebbe cominciare per invertire il corso degli eventi? Forse rompendo gli schemi. Forse attraverso un paradosso: “Socrate che non ha mai voluto insegnare in una scuola va, rimane, torna a scuola”. Questa è la proposta di Patrizia de Capua attraverso questo scritto.

Perché, nonostante quanto detto, la scuola rimane poi negli anni una costante tutto sommato gratificante dei nostri ricordi. “Fonte di riconoscimenti e gratificazioni – dice Patrizia de Capua – origine di complessi di inferiorità o superiorità più o meno ingiustificati, luogo di gioiosi passatempi con i compagni, curiosità intellettuale, istruttive conversazioni, pettegolezzi fra colleghi, impegno, fatica, qualche volta anche noia e senso di depressione”.

E allora facciamolo entrare a scuola il vecchio saggio Socrate: le sue meraviglie saranno le nostre, la sua ironia ci salverà dalla noia, il suo indagare alla ricerca di risposte non prefabbricate ma fatte di consapevolezza, ci libererà dal vacuo nozionismo mnemonico.

Una liberazione dal vecchio polveroso armamentario accademico, nel senso peggiore del termine. Un poco quello che si propone con i propri incontri il Caffè Filosofico. Discutere in libertà, in modo intelligente ma non ossessivo, senza nessuna volontà di strappare consensi o applausi ma con il solo scopo di accorgersi che “sapere” significa vivere meglio con se stessi e con gli altri.

 

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