Data: 23.06.2013

Autore: Piero Carelli

Oggetto: LETTERA APERTA A EMANUELE SEVERINO

Un povero mortale, nato grazie ad un atto d’amore (spero) nel cuore della tragedia del secondo conflitto mondiale e destinato, tra qualche anno, a diventare polvere? No: io non sono mai nato e non ho alcun motivo di temere la morte. Immortale ed eterno: questo io sono. Eterno come i Modelli di Platone, come l’Atto Puro di Aristotele, come il Dio delle religioni. Esaltante, no?

Grazie, Severino, del lieto annuncio. Un annuncio che mi infonde una gioia infinitamente superiore a quella provata da Lucrezio: eterni non sono solo gli atomi di quell’aggregato che è il mio corpo, ma lo stesso aggregato. Altro che la consolazione cristiana della resurrezione dei corpi, alla fine dei tempi! Eterno, anzi, è tutto quello che sono: corpo e mente. Sì: anche la consapevolezza che ho di esistere è eterna. Eterno, addirittura, è ogni istante della mia vita: non vi è niente che venga inghiottito dal nulla!

Nessuno mai, prima di te, aveva annunciato un … gaudium così grande! Ma anche nessuno aveva annunciato un messaggio così inquietante. Sì. Chi sono, infatti, io? Un individuo che sta pensando e sta battendo i tasti del pc? Per nulla. Io non… produco pensieri: se lo facessi, genererei qualcosa (i pensieri, appunto) “dal nulla”. Digitare le lettere, poi, non significa mettere in moto un’azione che prima era… “nulla” (“non c’era”)? Io non… agisco: non sono io che cammino, che mangio… Io non prendo alcuna decisione, né posso prenderla: prendere una decisione, infatti, significa fare del “nulla” (la non decisione) un qualcosa che “è”. Non ho, di conseguenza, alcuna libertà e, quindi, alcuna responsabilità. L’ homo faber fortunae suae degli umanisti? Una bella, ma ingannevole favola. Il peccato, il senso di colpa, il pentimento, i reati, i tribunali… ? Un’“invenzione” dei mortali basata sull’ignoranza!

Il tuo pensiero, Severino, mi fa paura: divinizzando l’uomo, lo distruggi, lo uccidi. Mi dirai che io uso il linguaggio dei mortali. È vero. Ho appena scritto “lo distruggi”. Tu non distruggi nessuno. E io non sto scrivendo nulla in questo istante. Il tuo pensiero, poi, non è… “tuo”: non sei tu che hai rotto col tuo maestro Bontadini e che hai prodotto una dottrina inaudita. Non sei tu che hai scritto libri accessibili a pochi ed altri destinati al grande pubblico. Non sei tu che ti sei guadagnato la fama del guru, del pensatore forte. No. Tutto è eterno: eterno il “tuo” scontro con Bontadini, eterni i “tuoi” libri… E tutto è necessario: necessaria la “mia” ignoranza” di “mortale” e necessaria la tua “sapienza” di “divino”. Non vi è alcun “attore”: nessuno che ha formulato per primo il principio di inerzia, nessuno che ha scoperto la legge della gravitazione universale, nessuno che ha elaborato la teoria della relatività einsteiniana, nessuno che ha inventato l’automobile, nessuno che ha introdotto per primo la tecnica della fecondazione assistita. Tutto è eterno e tutto è immutabile: non ci siamo mossi da casa per ascoltare – nell’ultimo incontro del Caffè filosofico – le brillanti relazioni di Tiziano Guerini (un vero e proprio cultore del “tuo” pensiero”) e di Daniela Ronchetti, non ci siamo dati la briga di… scaldare il dibattito. Il dibattito non è mai stato acceso: esiste da sempre. Eterni non sono solo i singoli interventi, ma eterno è anche il “contesto” (gli amici filosofi, il Caffè Gallery, il rumore della macchina da caffè, l’entrata e l’uscita di qualcuno…). Eterni il nostro essere seduti su quella determinata sedia, in quel determinato spazio, vicino a quelle determinate persone. Eterne le espressioni del viso. Eterna… l’ironia di Antonio…

Severino, nella tua “vita”, sei stato abbagliato da un sole: Parmenide. Poi, però, sei andato oltre: non ti sei accontentato – come hanno fatto altri - di attribuire al “divino” le caratteristiche di eternità, immutabilità, atemporalità dell’essere parmenideo, ma le hai applicate a tutte le cose, a tutti gli “enti”. Ogni cosa – dici – proprio perché “è”, non può provenire dal nulla come non può essere risucchiata dal nulla. Ogni cosa: un sorriso, un mal di pancia, un’emozione… Il tuo discorso varrebbe anche se le cose non ci fossero e fossero ridotte a… percezioni: le percezioni sono, no? E varrebbe pure se tutto fosse, in ultima analisi, linguaggio: è, forse, nulla il linguaggio?

Tutto è eterno, tutto è immutabile, tutto è necessario. Democrito diceva che la vita è come un palcoscenico: sali sul palco, guardi e te ne vai. Il tuo discorso non è molto dissimile: l’unica differenza è che tu non fai neanche l’azione di salire sul palco, di guardare, di andartene via. Noi siamo solo spettatori. Anche Berkeley affermava qualcosa del genere. Il pensatore irlandese, tuttavia, riteneva che almeno un attore ci fosse: Dio. Per te, Severino, non c’è nessun Dio che agisce: la vita è lo spettacolo in cui appaiono e scompaiono gli enti eterni. In questo istante mi sta apparendo un monitor, delle parole scritte, le dita che si muovono sulla tastiera, la musica di sottofondo, il mio essere seduto su una sedia…: si tratta di “enti” (nel loro contesto) che ci sono da sempre e che ora appaiono e tra poco scompariranno. Anche l’“apparire” del monitor… è qualcosa: un conto è “il monitor” e un conto “l’apparire del monitor”. Ora, che ne era, prima di apparire, “l’apparire del monitor”? Non appariva: no? Ma… se non appariva, è passato dal “non essere” (non apparire) all’“essere” (apparire)! Come potrebbe l’apparire (l’apparire di questo monitor qui e ora) esistere prima di apparire?

Vedo un sorriso sulle tue labbra, Severino. Tu, infatti, conosci bene questa critica. Una critica da cui ti stai difendendo da quasi quarant’anni con una logica… mostruosa. Impressiona, davvero, la tua logica. Colpisce il tuo rigore.

L’ex Sant’Uffizio ti ha condannato come il principe degli eretici. Ha ragione la Chiesa: tu sei pericoloso. Di gran lunga di più del… dinamitardo Nietzsche! Tu non demolisci solo il Cristianesimo, ma l’uomo stesso. Almeno l’immagine di uomo che abbiamo “costruito” col buon senso e con la riflessione di tanti pensatori. Un’immagine falsa, la nostra? Un idolo che ci siamo “costruiti” per dare un senso alla vita? Sarà: ma noi abbiamo bisogno di illusioni (lo diceva anche il “tuo” Leopardi, no?). Abbiamo bisogno di credere di non essere solo “spettatori”, che “la storia siamo noi”, che siamo noi a decidere se cavalcare o no la tigre della xenofobia…

Comunque, sei il benvenuto al nostro Caffè filosofico. Noi ti aspettiamo. A Crema sono in molti (in primis, il nostro presidente Tiziano Guerini) ad essere stati… stregati da te. In molti che ti hanno seguito in questi anni nella tua avventura intellettuale, un’avventura unica nella storia occidentale. In molti quelli che vogliono capire qualcosa di più: di più, soprattutto, sulle fondamenta di quello che tu consideri il sapere “incontrovertibile”, un sapere tanto forte che chi lo nega si contraddice. Il tuo intervento sarebbe in perfetta sintonia col tema che stiamo pensando per il prossimo anno accademico del nostro Caffé filosofico “Verità assolute e relativismo”: tu sei, infatti, un campione del sapere “forte” (in questo – ma solo in questo – sulla stessa lunghezza d’onda di papa Ratzinger). Aspettati un confronto acceso. Molto acceso. Un confronto che, se accadrà – nella tua logica - c’è da sempre. Ma… non è ancora apparso sul palcoscenico. Vedrai che bello spettacolo!

Crema, 16 giugno 2005


Ps: scusa se ho continuato a usare il linguaggio dei “mortali”, ma non ne conosco un altro.

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