Poco da commentare sulla lezione, più che relazione di Livio. Poco perché la sua decisione è stata quella di giocarla tutta sulla sensibilità, il risveglio delle coscienze, l'empatia verso nostri simili, e molto meno diversi da noi di quanto pelo e numero di zampe possa fa sembrare. Recidendo lo spunto alla trattazione razionale, ritenuta per definizione dal Relatore non pertinente all'argomento, che rappresenta una questione in primis individuale di coscienza, si poteva rischiare tuttavia di affievolire il dibattito, ma il tema era così caldo che ciò sarebbe stato impossibile, e ben lo sapeva Livio. E le corde della coscienza le ha fatte vibrare, e come! E questa volta, per quanto mi riguarda, ero in piena sintonia.
Così Cadè ha stoppato la disquisizione sui limiti inferiori di complessità dell'essere su cui porre l'asticella per considerare crudeltà il nostro comportamento di oggettivazione commestibile di animali sensibili e sofferenti: il coniglio, il pollo, l'insetto, il vegetale? (Piero Carelli). No, il limite è nella coscienza individuale, non nelle argomentazioni. Inutilmente quindi ho tentato di approfondire il rischio planetario che la nostra condotta di neo-carnivori comporta (sottolineo il neo-, perché, concordo con Livio, e in accordo con le fondamentali ricostruzioni storico-antropologiche, questa condotta alimentare non ha radici paleostoriche se non in condizioni strettamente sopravvivenziali, quali l'era glaciale).
Comunque, se non riusciamo a impedire l'uso del carbone per produrre energia, possiamo al contrario limitare l'enorme quantità di Co2 che la zoo-massa (mi si scusi il neologismo) planetaria espelle, noi compresi, secondo argomento che ho provato a portare quale spunto razionale a sostegno delle scelte emotive. Il commento di Cadè era prevedibile: un tema antropocentrico contro un atteggiamento di fatto colpevole per antropocentrismo.
Terzo quesito di fondo da me posto: mettiamo che Livio Cadè riesca con una conferenza in diretta mondiale a risvegliar le coscienze dell'intera popolazione, a far bandire il consumo di carne. Quindi condanniamo queste specie, che noi mangiamo, all'estinzione! Già, perché abbiamo fatto di peggio che mangiarli: ci siamo appropriati di spazi abitativi che non erano nostri, ma loro. L'alternativa sarebbe che al posto del pet di casa alcune famiglie ospitassero una bella mucca frisona da compagnia, o aderire alla cultura induista e condividere i nostri spazi pubblici già colpevolmente stipati con suini, pollame… Non è uno stupido paradosso: vera giustizia dovrebbe prevedere il confinamento degli umani in regioni ragionevoli. Devo dire che voci a sostegno della mia condanna si sono levate dalla sala, ma il taglio posto, ancora una volta, faceva apparire l'argomento fuorviante. Del resto, se per espanderci abbiamo trucidato intere etnie di nostri simili, e con estrema crudeltà, come sottolineato con esempi dal relatore, questo mio tema autolimitativo vale ovviamente zero. Il fatto che costituirebbe il nostro unico obiettivo di salvezza di specie, e lo pensano tutti i ricercatori dei più svariati rami, poco conta.
Quarto problema: il rischio infettivologico di questi stabilimenti zootecnici alle porte di casa. A parte l'abuso di antibiotici impiegati nonostante i controlli, e che noi ingurgitiamo con le carni con danni irreparabili per il nostro patrimonio microbico intestinale, non ci rendiamo conto di convivere con un pabulum di germi che rischiano di scatenare nuove pestilenze incontrollabili, senza preavviso? Ancora una volta Livio si oppone a un'argomentazione che in fin dei conti è utilitaristica per l'essere umano contro un problema di coscienza individuale.
Concordo Livio, la somma di più coscienze risvegliate, di più dissensi mostrati scuotendo il capo, di più scelte fatte al supermercato o al ristorante, si chiama politica ed economia planetaria, si chiama crescita civile, sia pur tardiva della società umana. Capisco, avviarsi sul terreno dei confronti razionali avrebbe richiesto una sessione dalla sei ore in poi tendente all'infinito, tuttavia non chiudiamo alle valutazioni razionali sul tema, che sono meno empatiche ma più rispondenti al principio filosofico dell'argomentazione. E per approfondire usiamo ora il dialogo su questo e altri canali paralleli: risentiamoci anche su Cremascolta, ad esempio.
Data: 15.03.2016