IL CONCETTO DI GUERRA GIUSTA IN S. AGOSTINO E IN S. TOMMASO - DALLA TESI DI LAUREA DI MARCO PEZZOTTI

08.11.2010 21:00

 

Spesso sentiamo solo quello che ci va di ascoltare, tutto il resto può divenire semplice rumore di sottofondo e in qualche modo disturbarci. Il problema sorge quando il nostro giudizio si fonda solo su quella parte per noi “ascoltabile” e finisce poi per investire la totalità del fenomeno. Procedimento che è significativo per la figura di Sant’Agostino d’Ippona e per la teorizzazione del concetto di “guerra giusta”: fenomeno la cui sistematizzazione è abitualmente attribuita al Vescovo di Ippona. Attribuzione (volutamente?) imprecisa nonché fuorviante. Con l’espressione intolleranza teoretica ho voluto mettere in risalto questo modus operandi, che nel caso di S. Agostino ha fatto si che la totalità della sua figura venisse, nel corso della storia, adombrata da una sola parte del suo articolato pensiero. L’argomento della “guerra giusta” è poi di nuovo all’attenzione della riflessione teologica in S. Tommaso d’Aquino. Qual è il rapporto fra “guerra e caritas”? La guerra è sempre peccato oppure no? O è la stessa caritas a legittimare – in alcuni casi – la guerra?

“La maggior parte delle persone si inganna con una duplice fede errata: crede nella Memoria Eterna (delle persone, delle cose, delle azioni, dei popoli) e nella Riparabilità (di azioni, errori, peccati, ingiustizie). Sono entrambe fedi false. In realtà avviene proprio il contrario: ogni cosa sarà dimenticata e a nulla sarà posto rimedio. Il ruolo della riparazione (della vendetta come del perdono) sarà assunto dall'oblio. Nessuno rimedierà alle ingiustizie commesse ma tutte le ingiustizie saranno dimenticate.”(Milan Kundera, “Lo Scherzo”)

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