LA VITA SCHIVA. CONVERSAZIONI SULLA TIMIDEZZA - RELATORE: DUCCIO DEMETRIO

09.06.2008 21:00

 

L’esser timidi, l’assumere un contegno schivo, riservato, parco di parole, nelle circostanze della vita (fin dall’infanzia e a scuola) non da oggi, è ritenuto uno svantaggio. Una vera disgrazia. Per gli estroversi, i disinvolti, la timidezza è una malattia. Padri e madri sono preoccupati quando osservano questi comportamenti nei figli. Non capiscono che al di là di qualche problema psicologico che può essere risolto con comprensione e affetto, la timidezza è una vocazione verso qualità personali e morali importanti. Tutte da valorizzare piuttosto. Il piacere di starsene da soli, la tendenza alla riflessione, l’amore per la bellezza e la mancanza di aggressività. I timidi sono dei camminatori solitari. Poichè in prima persona hanno provato che significa essere emarginati, verso gli altri si dimostrano più solidali e generosi. La timidezza, pertanto, non va confusa con la pusillanimità, con il fuggire gli obblighi sociali. Tantissimi sono i timidi che hanno saputo riscattare i loro giovanili rossori e che, poi da adulti, con più correttezza, in forme invisibili, di poche parole, svolgono i loro compiti senza farsi troppa pubblicità. A testa bassa. Per questo sono l’espressione di un messaggio etico. Dovremmo aiutarli a scoprire e aiutare le loro virtù ad uscire allo scoperto .

Professore ordinario di Filosofia dell’Educazione e di Teorie e pratiche della narrazione all’Università degli studi di Milano-Bicocca ,Direttore della rivista Adultità e fondatore,nonché presidente, della Libera Università dell’Autobiografia di Anghiari(Arezzo), tra le sue opere più recenti: L’educazione interiore(2000); Autoanalisi per non pazienti(2003), Filosofia del camminare(2005), La vita schiva(2007- Cortina), in uscita, La scrittura clinica( giugno 2008)

Dibattito

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