LOGICA E SOCIETA' - RELATORE: MIRIAM FRANCHELLA

13.06.2016 21:00

Che cos’è la logica? Un groviglio di formule inventate da qualche matematico chiuso nel suo studiolo in una giornata di pioggia? Un labirinto di rompicapi che viene costruito ogni volta che si deve progettare una prova selettiva, per l’accesso all’università o per superare un concorso? In questo incontro vedremo come la logica abbia le sue origini storiche nella piena vita sociale dell’Atene del IV secolo a.C., quando e in che senso si sia incontrata con la matematica, quale relazione mantenga oggi con la matematica e con la società.

 

 

Miriam Franchella ha conseguito la laurea in Filosofia e il dottorato di ricerca in Filosofia presso l’Università degli Studi di Milano. Si è occupata di Storia della Logica e di Filosofia della Matematica, studiando in particolare l’intuizionismo olandese del Novecento. Ha scritto numerosi articoli e volumi, tra i quali Come l'amor platonico. Kantismo e platonismo nella filosofia della matematica del XX secolo (2001), Con gli occhi negli occhi di Brouwer: filosofie della matematica a confronto con l’intuizionismo (2008), A rigor di logica (2009), Con permesso: forma, norma e libertà (2012), La logica del gregge: Brouwer e Nietzsche a confronto (2014).

Dibattito

Data: 15.06.2016

Autore: Tiziano Guerini

Oggetto: Una riflessione

La natura, il fluire, l'apparire della realtà nell'esperienza sensibile di ciascuno, e il logos, la parola, l'idea, come esigenza d'ordine, di stabilita'- per quanto possibile - della realtà per la vita sociale. Il dualismo così determinato deve essere dialetticamente analizzato, essendo essenziali ed indispensabili entrambe le posizioni. Ma quale la sintesi? Nietzsche risolve il problema eliminando qualsiasi dimensione assoluta, portando il logos (antitesi) ad agire sulla natura (tesi) e per questo si avvia sulla strada (disperante) "dell'eterno ritorno": nemmeno il passato può essere mai "definitivamente" tale! E se invece considerassimo diversamente tale azione del logos nei confronti della "natura" (le cose) senza abbandonarla ad un continuo fluire fine a se stesso, senza senso (Leopardi), ma riuscendo a scoprire per tutte le singole cose una loro identità unica e irripetibile? L'identità unica e irripetibile delle cose le affiderebbe così con sicurezza al confronto con l'eternità: né il passato né il futuro hanno mai potuto, né mai potranno scalfire l'identità di una cosa con se stessa!

Data: 17.06.2016

Autore: Adriano Tango

Oggetto: Controriflessione

Aggiungo alla riflessione di Tiziano Guerini: l'evidenza stessa che è nella negazione del proverbio "chi nasce tondo non muore quadrato" dovrebbe farci riflettere sulla negazione di ogni continuità di obiettività, quindi di perduranza assoluta del giudizio logico.
Parlo delle nostre vite, la mia forse, a IV/V del percorso, oppure già oltre: innegabile che chi è partito per la staffetta con il testimone in mano è un mio lontano parente infante, con qualche carattere che ci accomuna, e non di più, non cero io. Lo so, in filosofia è stato detto in mille modi, che non cito, in quanto dilettante appassionato e non professionista. Tuttavia si è parlato soprattutto del mutare delle visioni, delle apparenze e delle evidenze, non del mutare del nostro rapporto con esse e dell'effimera funzione di osservatore. Sostituiamo questo termine "osservatore obiettivo" con quello di soggetto partecipante, e tutto prende un significato nuovo: se partecipo la "cosa" cambia sotto i miei occhi, e come cambio io, ci cambiamo insieme, e allora la logica torna nei suoi giusti ambiti un po' più ristretti, ma insostituibili, e noi troviamo una nuova dimensione di necessità di essere, cioè di ESSERCI, che abolisce ogni intermediario. Sì , includo anche le religioni. Perché ogni evidenza del "non poteva essere, eppure è avvenuto sotto i miei occhi" non ha bisogno di interpreti, è solo uno strappo all'apparenza della logica, che può cedere sui grandi confini, oppure creare una falla nell'immediato, quando il nostro rapporto con il reale diviene diverso. Rapporto, senza giudizio.
Del resto la meccanica quantistica non ci riporta alla stessa visione? E allora non ci disperiamo se anche la scienza esatta per eccellenza, la matematica, come ci ha dimostrato Gödel, ci tradisce alla lunga. L'abbiamo vivisezionata, non l'abbiamo convissuta. In queste condizioni non c'è fedeltà che tenga!

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