OCCIDENTALIZZAZIONE DEI RIFERIMENTI CULTURALI, RELIGIOSI E SOCIALI DELLA CINA E DELL'INDIA, IN FASE DI TUMULTUOSA INNOVAZIONE SOPRATTUTTO IN ORDINE AGLI STRUMENTI INFORMATICI PIÙ ATTUALI - RELATORI: ALBERTO CANNETTA, GIANNI DEGLI ANTONI

15.11.2004 21:00

 

Appuntamento del Caffè Filosofico il giorno 15 Novembre alle ore 21 presso il Caffè Gallery di Via Mazzini, Crema con il Prof. Gianni Degli Antoni (Docente Università degli Studi di Milano - Sede di Crema e di Milano) e l’Architetto Alberto Cannetta(ex Consigliere Scientifico presso l’Ambasciata Italiana a Pechino e a Nuova Dehli) sul tema della “Occidentalizzazione in atto nel mondo”, nel quadro del più ampio tema dell’anno: “Oltre l’Occidente?”.

Il Prof. Alberto Cannetta presenterà in particolare una serie di documentazioni fotografiche da lui raccolte durante i suoi numerosi viaggi diplomatici in oriente.

 

 

 

Lunedì sera al bar Gallery di via Mazzini si è svolto il dodicesimo incontro del Caffè Filosofico, organizzato col contributo dell'associazione popolare Crema per il territorio. Relatori, applauditi ed intervistati a ripetizione del pubblico presente, Gianni Degli Antoni, docente dell'Università degli Studi di Milano, polo didattico ed informatico di Crema, oltre all'architetto Alberto Cannetta, ex Consigliere Scientifico presso l'Ambasciata Italiana a Pechino e a Nuova Dehli. Corposo il tema trattato durante la serata, Occidentalizzazione in atto nel mondo, nel quadro del più ampio tema dell'anno, incentrato su Oltre l'Occidente? Ha colto l'interesse della platea la serie di documentazioni fotografiche e spesso del tutto originali raccolte da Alberto Cannetta durante i numerosi viaggi diplomatici che lo hanno visto protagonista in Oriente. Sostanzioso l'intervento del professor Degli Antoni, che ha sviluppato la propria discussione trattando analiticamente l'occidentalizzazione dei riferimenti culturali, religiosi e sociali della Cina e dell'India, puntando i riflettori sull'attuale fase di tumultuosa innovazione. Degli Antoni ha fatto riferimento soprattutto sull'evoluzione e sull'attualità degli strumenti informatici più attuali della comunicazione e del lavoro (glv)
 
 

Inizia con questo articolo la collaborazione con un gruppo di studenti del Liceo Scientifico L. Da Vinci che partecipa con crediti formativi agli incontri del Caffè Filosofico.

 

 

Relatori:

Dott. Alberto Cannetta, Consigliere scientifico dell’Ambasciata italiana a Pechino;

Dott. Gianni Degli Antoni, Responsabile del Polo di Didattica e Ricerca all’Università degli Studi di Milano a Crema.

Il consueto appuntamento del Caffè Filosofico di Crema, fissato in data 15 Novembre 2004, si è rivelato finestra dalla quale poter osservare il processo di occidentalizzazione in atto nel mondo e, in particolare, nella Cina: una potenza che sta imparando a muoversi con destrezza sulla scena diplomatica internazionale, nonché laboratorio sociale ed economico in rapida evoluzione. L’Estremo Oriente - che da sempre, per mezzo della sua raffinata ed affascinante cultura millenaria, evoca agli occhi degli occidentali un’idea di lontananza e diversità - si ritrova ora in un ampio ed articolato processo di sviluppo globale e in un complesso di nessi intercontinentali.

Apre l’appuntamento il dott. Alberto Cannetta, Consigliere scientifico dell’ambasciata italiana a Pechino, attraverso un percorso di fotografie, da lui scattate durante gli anni compresi dal 1970 ed il 2000, che illustrano due importanti periodi della storia sociale ed economica cinese: la Rivoluzione Culturale e l’età contemporanea della cosiddetta Globalizzazione. La documentazione fotografica, a cavallo tra l’essere storica e artistica, è attenta ai piccoli cambiamenti, obiettiva e non faziosa e propone le due panoramiche storiche distintamente, in modo da risaltare l’irriducibile gap che le separa.

Nella prima sequenza fotografica, le più disparate scene di vita quotidiana, strade e case sono i soggetti più ricorrenti, che lasciano scorgere i difficili tratti della società egualitaria per antonomasia degli anni ’70. E’ mostrata la Cina semplice, povera e modesta del socialismo di Mao Tse Tung, oltremodo impregnata da un aggregato di dottrine che, rimaste ferme per 2500 anni, sfumano dalla laicità umanistica del Confucianesimo alle manifestazioni più alte dell’ascesi e della superstizione proprie del Taoismo. Le principali piazze cittadine sono animate da gruppi limitati di civili, rigorosamente in grigio-verde, e da guardie rosse. L’opuscolo dalla copertina rossa, vademecum dei rivoluzionari, nel quale è condensato il pensiero di Mao, è posto tra gli oggetti benamati nelle case private; in esse l’arredamento minimale controbilancia il folto numero di immagini di famiglia, della quale si coltiva un vero e proprio culto, poiché intrisa dal senso taoista di continuità ed immortalità. La Pechino delle fabbriche di cotone, pilastri dell’economia del tempo, è invasa da cavoli - unica verdura conservabile nella fredda stagione – che, stesi in seguito alla raccolta, coprono intere piazze e marciapiedi. Una maestra alle sette del mattino in una piazza insegna ginnastica all’industrioso e naturalista popolo cinese, costantemente proteso verso la ricerca di un equilibrio psico-fisico. Infine, la fenditura nel lago ghiacciato del parco del celebre Palazzo d’Estate durante la stagione invernale.

Tale fenditura simboleggia la discrepanza non solo temporale, ma anche economica e culturale, che divide la Cina appena delineata dalla Cina dell’epoca di grattacieli e fast-food, ritratta nella seconda sequenza fotografica. Questa Cina, che “corre verso il nuovo e verso il futuro come una gazzella assetata”, cambia esplodendo in alto, verticalmente, come i suoi grattacieli, e rischia di portare insieme all’anonima ed alienante ritualità della Coca-Cola, del fast-food e del telefono portatile un vuoto ideologico ed un materialismo fine a se stesso, che occuperebbe il posto del materialismo dialettico maoista.

La sequenza si apre, per l’appunto, con un’immagine di forte impatto visivo, che vede le bandiere rosse del Pcc sventolare dinanzi all’appariscente insegna di uno dei tanti Mac Donald’s. Ma l’attenzione del fotografo si volge soprattutto nei confronti dell’edilizia altamente tecnologica e raffinata degli edifici di ultima costruzione, tra i quali spiccano, a Pechino, il Millenium Monument e l’aeroporto.

La cura degli spazi pubblici e la straordinaria ricerca della qualità edilizia sono indizi dell’alto valore del collettivo nella società cinese, che, muovendosi tuttora secondo le coordinate maoiste, lenisce il valore dell’individuale.

Tuttavia, tale propensione – come sottolinea il dott. Gianni degli Antoni - non avrà certo un avvenire in un paese che conta 100 milioni di figli unici, viziati ed idolatrati come “piccoli imperatori”, risultato di una virata decisiva in materia di politica familiare. A causa del boom economico-demografico, che ha portato la Cina a raggiungere una popolazione pari a 1300000000 di abitanti, è stata, infatti, intrapresa una necessaria e draconiana riduzione della natalità; la politica adottata, detta “del figlio unico”, non è esente da coercizione e si dimostra una delle politiche demografiche più attive e vincolanti del mondo: i cittadini non sono stati autorizzati ad avere più di un figlio.

La nuova generazione cinese guarda, quindi, all’Occidente, vestendosi del presente dell’America piuttosto che del passato della Cina, che non gli appartiene; ne è eloquente prova il ritratto di una donna cinese che, inseguendo il mito della celebrazione occidentale del matrimonio, posa con uno sfarzoso, ma fasullo, abito bianco, il quale è, infatti, noleggiato da un fotografo. Gli occhi dei ragazzi, invece, inseguono, pieni di desideri ed ambizioni, lo sfrecciare della Ferrari a Shanghai, durante il gran premio di F1, tenutosi quest’anno per la prima volta in territorio cinese.

Lontani dai ritmi ossessivi della vita dei centri urbani, troviamo, invece, vecchi casolari, le cui pareti riportano sbiaditi ideogrammi, che, tradotti, dicono ”Solo attraverso il socialismo costruiamo la Cina” e donne dai piedi fasciati, artificialmente arrestati durante la loro crescita ad una lunghezza di dodici centimetri, che - secondo un’antichissima tradizione feudale – sono simbolo del legame della donna all’uomo e alla famiglia.

In Cina si mantiene, dunque, viva la presenza simultanea di molte età indissolubilmente intrecciate tra loro. Si può notare – proprio oggi che si sta scomponendo un ordine mondiale che pareva definito – come anche in questo gioco di relazioni necessarie con il resto del mondo la Cina abbia conservato un sua fisionomia peculiare: sempre dissonante, nei suoi cangianti incroci di tradizione e modernità, dai flussi culturali e politici che stanno dominando il mondo occidentale.

Oggi, infatti, dopo vent’anni di fenomenale progresso, la Cina vanta di un 9-10% di crescita annua del prodotto interno e di una popolazione produttiva (pari a1300000000 abitanti), la cui manodopera possiede un costo quindici volte più basso rispetto a quella occidentale. Grazie a ciò, la sua economia è, di fatto, la prima al mondo, e, scavalcati Usa e Giappone, si propone come locomotore dell’economia mondiale, permettendo alla Cina stessa di godere di un peso politico, commerciale e demografico tale da esercitare un’influenza determinante sullo sviluppo dell’intero bacino del Pacifico.

Benché il processo di globalizzazione abbia assunto ritmi estremamente rapidi negli ultimi decenni, esso può dirsi un fenomeno recente: il colpo d’ala fu dato dal marxismo adottato in Cina da Mao Tse Tung, il quale risvegliò il “leone cinese”,dando avvio al “Grande balzo in avanti”, politica economica che portò ad un imponente sviluppo dell’industria cinese.

Le condizioni generali della Cina, nonostante i grandissimi cambiamenti, non valgono ancora ad assegnarle lo status di paese sviluppato, al pari delle nazioni del primo mondo. Il cinese medio sembra soffrire molto di questa condizione d’inferiorità. Inferiorità senz’altro provocata dall’impressione di distanza, generata da una cultura occidentale avente radici remote nella storia. Dipende, infatti, dal modo con cui l’Occidente aveva eretto i suoi limiti, le suoi soglie, i suoi confini; e questo diceva di un mondo che era rimasto senza punti di contatto, di scambio e di scontro con la cultura e la politica occidentali. Tutto sembrava – e sembra – diverso e inconciliabile: qui una cultura del tempo, là una cultura dello spazio; qui il progresso storico, là l’eterno ritorno astorico del sempre uguale; qui la libertà dell’individuo, là la rete dei legami di clan e di usanze; qui la pubblicità del discorso come condizione della possibilità critica del potere, là la scrittura come strumento di esercizio del potere, quo la polis e lo Stato nazionale, là l’impero centralizzato; qui la fede cristiana della rivelazione, là l’insieme di legami contraddittori tra l’insegnamento etico, privo di trascendenza, del confucianesimo e le rappresentazioni magiche del taoismo.

Il prepotente ingresso della Cina nella scena internazionale non può considerarsi, quindi, un mero moto economico, ma l’esito di un’articolata cultura, il cui substrato è millenario ed invoca l’impiego dell’armonia e dell’equilibrio nell’azione umana: il gioco economico della Cina è basato su un sapiente calcolo, atto alla creazione di un’armonia mondiale ed utilizza come strumento il rispetto della forma per arrivare - senza traumi - alla sostanza.

 

Sara Arrigoni

Cl. IV A

Liceo Scientifico L. Da Vinci

Crema.

 

Dibattito

Nessun commento trovato.

Nuovo commento