ONTOLOGIA DELL’INFORMAZIONE (GIORNALISTICA) - RELATORE: MARIO SILLA

10.03.2008 21:00

 

In che cosa consiste “l’essenza” dell’informazione?

Perché c’è qualcosa di essenziale e qualcosa di inutile o addirittura dannoso.

C’è una teoria e una pratica che distinguono il giornalista professionale da quello improvvisato.

Qual è il ruolo della Proprietà di un giornale? E quello di un Direttore?

Pluralismo e concorrenza nell’informazione, e il “pensiero unico”.

L’informazione deve avere anche un ruolo formativo?

Una riflessione sulla realtà, sul ruolo e sull’influenza dell’informazione (giornalistica) oggi in Italia.

Dibattito

Data: 20.06.2013

Autore: Patrizia de Capua

Oggetto: Ontologia (dell’informazione) in poesia

Il cronista, o vulgo sciocco,
un allocco
non è già, che agli altri pensa
e riporta solo fatti
nudi e astratti
e notizie a voi dispensa.
E né meno tutto il giorno
vaga intorno
per spiare ne’ cantoni
e scovare l’avïaria
ch’è nell’aria
a far strage di piccioni.
E né meno è un salottiero
che il pensiero
vi depura del cascame
che dai fatti salta fuori
e liquori
mesce a chi ne ha sete e fame.
Il cronista è un biscazziere
che al mestiere
si allenò del calamaio:
fine olfatto, prova gusto
nell’adusto,
scova gli aghi nel pagliaio.
Mai non dorme: il mondo spia,
scrive e via!,
quando l’alba s’avvicina
torna a casa a fare festa
e ridesta
l’indulgente mogliettina.
E nel giorno che scintilla
già sfavilla
la notizia sua mordace
e vi affascina e vi strugge
scevro d’ugge
con eloquio sciolto e audace.

Che vuol dire, caro mio,
lo sa Dio
quando scrive in modo austero
di finanze e di proventi
e di eventi
colorati in giallo e nero.
Egli inventa, e le sue storie
senza scorie
se le beve tanta gente.
Sul passato e l’avvenire
- oso dire -
può ingannarsi, a volte mente.
Ma che nasce dal travaglio
del suo maglio?
Nudi fatti e frasi crude.
Spesso l’italiano offende
ma s’intende
che lo fa per sembrar rude.
Picchia. Ed ecco per le strade
persuade
chi lo legge con vaghezza
di scoprire qualche gloria
nella storia
di montagne di monnezza.
Picchia. Ed ecco carcerati
e imputati
che con strepito inaudito
vengon posti sugli altari.
Poi magari
sono resi un mostro o un mito.
Per sé l’intellettuale
non si avvale
di montagne di parole.
E se incassa una prebenda
non si offenda:
tanto più che poi non ole.

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