Quaderno N° 17. "Cronache della peste nera. Dialoghi di sopravvissuti", di Guido Antonioli, Livio Cadè, Bruno Cordani, Secondo Giacobbi, Rita Rame (2018)

Quaderno N° 17. "Cronache della peste nera. Dialoghi di sopravvissuti", di Guido Antonioli, Livio Cadè, Bruno Cordani, Secondo Giacobbi, Rita Rame (2018)

Il romanzo che quest’anno viene pubblicato all’interno della collana del Caffè Filosofico, può essere definito un racconto di “fanta-storia”. Le vicende in esso narrate, si svolgono all’interno di una cornice “apocalittica”, simile a quella del De Cameron di Boccaccio e i dialoghi dei protagonisti (come fu per i Promessi sposi di Alessandro Manzoni) sono raccolti e tramandanti a noi da una immaginaria figura, questa volta femminile. È infatti una nobil donna che ha l’arduo compito di trascrivere e fare da raccordo tra i diversi dialoghi e temi che i quattro personaggi maschili intessono tra loro. Il romanzo dunque si presenta suddiviso in dieci dialoghi che hanno come filo conduttore l’analisi del morbo che attanaglia la società contemporanea: una nuova peste nera.

La nuova forma pestilenziale non è tuttavia di origine batterica ma deriva dalla “corruzione” della nostra società, come viene più volte esplicitato dagli autori. Tale “corruzione” riguarderebbe in particolare la sfera morale. I costumi degli antichi, che per secoli hanno guidato ogni singolo uomo e l’umanità sul cammino del giusto e della verità, sarebbero ora stati abbandonati e il genere umano (come viene sottolineato nei dialoghi) avrebbe imboccato una via “errata”. Gli autori di questi dieci dialoghi denunciano come una nuova visione della famiglia, della sfera sessuale, del fare scuola, dell’accogliere il prossimo e della libertà personale, abbiano preso piede nel nostro mondo e stiano (come un morbo) radicalmente cambiando la mentalità e i nostri usi.

Il lettore ha dunque la possibilità, come un moderno Socrate, di camminare nella complessità della nostra quotidianità e di ascoltare in molti casi quelle voci che potrebbero apparire distanti dalla propria. Scomodo il povero Socrate, già tante volte richiamato a Crema dalla nostra associazione, poiché egli incarna la figura di filosofo che più di tutti riuscirebbe a muoversi nella nostra giungla. Uomo pacifico, non rissoso, Socrate è il filosofo del dialogo vero ed autentico, di quel dialogo che si fa ascolto non solo delle voci che sono in sintonia con la propria ma anche di quelle che sono in netta opposizione. Socrate è il filosofo che difronte agli accusatori non cerca di difendersi o di fuggire dalle loro grida (e dal loro veleno), ma accetta fino all’estremo sacrificio di dialogare con loro per comprendere la loro posizione e cercare la verità.

È con il suo stile che vanno letti questi dialoghi che per molti aspetti possono apparire fuori dal coro rispetto alle altre pubblicazioni del Caffè filosofico. Voci, quelle che risuonano nelle pagine delle Cronache della peste nera, che possono sembrare l’eco di antichi anatemi lanciati contro i “maledetti tempi moderni”. Tuttavia in essi sono riportate le parole, le riflessioni che serpeggiano (più o meno silenziosamente) nelle nostre piazze. Tali pensieri potrebbero diventare motivo di scontro fra gli appartenenti a due generazioni fondamentali, ovvero tra chi è cresciuto in una società dove la morale dominante scandiva ogni aspetto dell’esistenza umana e chi (come il sottoscritto) ha vissuto la prima parte della propria vita in mondo che andava modificandosi e aprendosi all’altro, abbandonando alcuni legami con la precedente visione etica. Uno scontro tuttavia solo apparente se come Socrate non ci si dimentica che il processo che conduce alle verità è un “parto” che non può essere compiuto da soli. A dispetto di quanto prevede la corretta procedura maieutica, io suggerisco un doppio parto tra chi accetta la “sfida” di dialogare, di leggere queste pagine e di fermarsi a riflettere sui cambiamenti che sono in corso nella nostra società.

Il parto potrebbe non essere felice e non giungere ad una verità comune. Tuttavia il “semplice” atto di fermarsi a dialogare sarebbe già un buon traguardo, dal momento che oggigiorno sono rari i casi in cui due voci opposte riesco ad ascoltarsi e cercano di comprendersi a vicenda. Come in altre occasioni è stato detto da chi mi ha preceduto, “una vita senza ricerca non è degna di essere vissuta”, e tale ricerca passa anche attraverso l’ascolto di quelle voci che non sono in sintonia con la nostra.